Bentornata

2010 marzo 22
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di Sophieboop

Bentornata. Ti aspettavo.

Sento di nuovo l’odore incendiario dello zippo, lo faccio schioccare e con le dita schiocca una briglia sciolta di fiamme. Mi accendo una sigaretta. Il mio incendio sacrificale. Guardo il mio riflesso nella finestra scura. Penso. Penso pensieri sottili come il fumo che mi esce dalla bocca, invitante caldo, ma che non riesco mai ad afferrare, se provo ad afferrarlo con le dita. Devo chiudere gli occhi, respirare, allargare le narici. Sono cieca, ma so dove andare.

Seguo quel pensiero costante, istinto ossessivo e possessivo di voler stringere la realtà in sole due mani. Quel pensiero costante che si insinua come una schizofrenia rubando particelle di vita vissuta, facendole diventare voci, gesti, manipolandoli sotto i colpi epilettici della tastiera. Devo stare attenta a non mordermi la lingua. Devo venerare ogni dettaglio. Spolvero una vita che un tempo mi apparteneva e lo sfregamento di corpi lucida serrature che non pensavo di avere. Orifizi mobili, ingordi, invadenti nel loro essere dilatati, pronti a prendere, a succhiare. Analizzo ogni emozione con linee trasversali. Una sezione astratta della mia carne viva. Poi dimentico, dormo, mi drogo di vita, incosciente, assuefatta, feticista. La parte per il tutto. Innamorarsi, perdersi, ritrovarsi diversi ma ancora insieme, sempre insieme. Perché non amerei quella parte se non fosse parte di te. Di me. Di noi.

Questo libro è parte di tutto. Lascio scorrere un piscio caldo di lettere. Ho i reni rotti, esce urina, esce sangue, respiro non filtrato, non digerito, a volte indigesto. Esce un’anima liquida. Trasformabile come elettricità. Basta rischiare avvicinando l’acqua alla presa. Basta cullare la scintilla abbastanza a lungo all’interno del corpo. Una gestante d’ispirazione con ventre gonfio e le gambe lente e inarrestabili, pronte a divaricarsi fino al paradosso. Pronte a sputare il grido disumano della vita. Basta lasciarla andare, anche se ci sporca le gambe, anche se ci schizza addosso. Luccica, è oro, è oro!

Accendo un’altra sigaretta. E il pensiero costante ritorna, prima blando, quietato, ondeggia nelle corsie, poi corre isterico, denudandosi come un vecchio demente che ha visto tutto, che ha visto troppo e vuole rivedere ancora, rivivere ancora. È sempre giovane. Corre al mare, abbronzato. Sciocco. Si butta in acqua, non riemerge più. Scrivere, scrivere, fottere lettere, penetrare significati e significanti, leccare suoni, graffi di grafia, lasciarmi trascinare in un vicolo senza fondo, buio da illuminare, buio da inventare. Scrivere un racconto è una sveltina, si prende il tempo che trova, trova tempo per altre sveltine, sempre vanitosa, sempre allo specchio, sempre a masturbarsi con le lancette. Scopata dai rintocchi di mezzogiorno, assopita al caldo. Scrivere un libro è una storia d’amore, è una sveltina più lunga di lacrime e lubrificazione per battere ancora, ancora, ancora su carta cuore schermi non filtrati, inquisitori. Le mie viscere senzienti mischiate in un unico contenitore d’acciaio che si scalda finché c’è vita, mal di denti, emicrania, nervi scoperti, squarci pulsanti di un’anima irragionevole, indecente e oscena nella purezza delle sue scenate. Ento orgasmi, organi molli, risa.

Bentornata.

Metto di nuovo pantaloni aderenti, non perché avessi smesso di indossarli, ma perché ero un manichino telecomandato da grossi pulsanti, che non ci si può sbagliare. Sono adesso, sono ancora corpo pelle istinti oggetto di sguardi, dentro quei fusi di stoffa. Adesso mi si cuciono addosso, si svolgono. Sono anche loro corpo. Consistono. Esistono.

Alla televisione dicono che non c’è più libertà, ma quella che dice è una bocca sola, svergognata, sguaiata come una puttana che cerca di arruffare clienti da leccare, imbonire, farcire di sogni infranti riappiccicati con la colla, stordire di significati senza senso. dicono che Pasolini è morto 36 o forse 37 anni fa. Non ricordo. Non ricordo lui, ricordo solo che se ne parla da questi 36 0 37 anni, e anche da prima. Ricordo che oggi non abbiamo nessuno da ricordare. Solo istinti codardi, solo copertine prezzolate. Solo fondotinta e cocaina. Solo bambini stuprati, fantasie non abortite.

Il mondo oggi mi fa una grande tristezza, puzza della gomma bruciata, di parrucchini sintetici e clisteri al catrame che otturano tutte le nostre bocche. Abbiamo solo noi, abbiamo solo la nostra vita, non abbiamo più il mondo. Abbiamo la rivoluzione. La rivoluzione. O l’esilio.

Io sono in sommossa, proclamo grandi sillabe in marcia, passi pesanti che sollevano terra morta. Polvere alla polvere, che se ne vada a riempire burroni e terremoti.

Inquisisco con piume di struzzo ogni angolo dimenticato. Sono pulita. Mi sento più grande. Una quarta dimensione si rivela sotto lo scavare di unghie spezzate, ecco una porta nascosta nella parete. Non serve la chiave, serve solo volerla cercare.

Bentornata a casa.

Altri pensieri:

  1. metrovampe permalink
    marzo 23, 2010

    Che la trisitezza del mondo non vada a intaccare il tuo lavoro: da qui promette vitalismi grondanti, baluardi della bellezza superstite e metri al secondo quadro pronti al lancio.

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  2. Carlo permalink
    marzo 23, 2010

    Con tutto il rispetto per lo sforzo creativo: “sarà, ma a me, me pare ‘na str….ta”.
    Saluti

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  3. marzo 23, 2010

    cosa è successo sophie?
    non volevi scrivere tutto questo….
    in questo paragrafo sei più noir del solito,anzi più grigia…
    o è solo una mia impressione?
    sempre ksss
    mc

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  4. My B Side permalink
    marzo 23, 2010

    “Ricordo che oggi non abbiamo nessuno da ricordare”

    Beh forse anche perché non sentiamo più parlare in questo modo:

    « Se mi mettono in carcere, non me ne importa affatto. È una cosa di cui non mi curo: per me non fa nessuna differenza, nemmeno dal punto di vista economico. Se finirò in prigione, avrò modo di leggere tutti i libri che altrimenti non sarei mai riuscito a leggere. »

    Vediamo se notate le differenze con: http://www.youtube.com/watch?v=9PwujK0gCcA
    (consiglio da 1:30)

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  5. marzo 24, 2010

    @metrovampe: grazie :) in questo momento non mi curo molto del resto, scrivo e basta, continuo a scrivere, scrivo ancora finché non avrò seccato la vena

    @Carlo: liberissimo. Cmq non è che ci fosse molto di sforzo creativo.

    @mc: beh, ho anche altri pensieri oltre il sesso :) non è successo nulla, solo ho lasciato intravedere un lato di me. a volte essere più grigi è necessario, o imposto :)

    @My B Side: grazie mille per l’intervento, direi che illustra perfettamente il concetto.

    So*

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  6. marzo 25, 2010

    beh che sia imposto o sincero,ti ho cmq capita,e credo sia importante no?
    ksss
    mc

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  7. marzo 26, 2010

    :)
    So*

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  8. Gian Luigi Bona permalink
    marzo 31, 2010

    Interessante, mi piace molto. Fai bene a non scrivere solo di sesso perchè non puoi cristallizzarti solo su un genere. Anche perchè è evidente da tempo che stai superando i generi. Continua così (lo sai che sono un tuo fan !).

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  9. aprile 1, 2010

    Wow, grazie :) più che non scrivere di sesso, ogni tanto mi piace anche scrivere del resto della mia vita. Cioè scrivere :D
    So*

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